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LUOGHI D'INTERESSE STORICO

Oratorio della Madonna del Poggio

L’oratorio dedicato alla Beata Vergine, di cui si hanno notizie sin dal 1629, è posto in prossimità del centro del paese. L’ampliamento del 1783 ha modificato in modo significativo la struttura che ora è composta da 2 corpi rettangolari, collegati tra loro da uno ottogonale centrale. La facciata presenta un portale trilitico in arenaria, affiancato da 2 finestrelle quadrilobate e sormontato da una finestra a lunetta colorata. All’interno, si può ammirare un altare in scagliola del XVIII sec., dominato al centro dall’immagine della Madonna attorniata dagli angeli.

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Oratorio di San Rocco  (San Giacomo)

L’Oratorio di San Rocco fu eretto nel 1632, dopo la peste del 1630, per volontà di don Giacomo Nardi. Ma senza dubbio vi fu conglobata una preesistente maestà, adattata a cappella maggiore; infatti queste pareti che costituiscono l’abside recano affreschi attribuibili alla prima metà del XVI secolo, quindi precedenti alla fondazione dell’oratorio. Ubicato sul crinale, a poco più di mezzo chilometro dal centro del paese, l’edificio, su progetto del capomastro Carlo Mazzetti, fu dotato del campanile nel 1902 e due anni dopo di quattro campane, fuse dalla ditta De Poli di Vittorio Veneto. Nel corso dei secoli le immagini sono state rimaneggiate in modo grossolano. Probabilmente si trattava di un unico grande affresco con ambientazione paesaggistica ed ornamentale fra i Santi, ma oggi essi spiccano in modo innaturale su fondo bianco come sagome ritagliate e sospese. Ultimo restauro è stato effettuato nel 2012.

L’affresco, ‘di grandissimo pregio storico artistico per la sua qualità esecutiva’, è un esempio raro di stile emiliano dell’Appennino.

 Nella parete di fondo campeggiano la Madonna con il Bambino, Sant’Antonio Abate e San Giacomo Maggiore; nella parete di sinistra sono i Santi Lucia e Rocco e in quella di destra  Giobbe.

Santa Lucia sostiene una coppa che contiene gli occhi, simbolo di questa santa, patrona contro le malattie della vista, contro gli incendi e protettrice degli allevatori di bovini.

San Rocco presenta la piaga nella gamba sinistra e la tipica tenuta da viandante: mantello, bastone, cappello e borraccia per l’acqua. Egli era il protettore dei pellegrini ed era invocato contro la peste.

S. Antonio indossa il saio da frate, ha una barba fluente ed un campanello pende dalla mano sinistra su cui poggiano le Sacre Scritture da cui sgorga il fuoco.

La Madonna tiene delicatamente in braccio il Bambino, adornato con una collana e due bracciali, che stringe nella mano sinistra un uccellino.

S. Giacomo Maggiore, patrono dei pellegrini, dei cappellai, dei calzolai e dei sofferenti di malattie reumatiche, viene rappresentato con elementi tipici del viandante: bastone, cappello e Sacre Scritture.

Giobbe era patrono degli ospedali e dei lebbrosari. A lui si affidavano per ottenere la guarigione dalle malattie della pelle, dalla sifilide e dalla scrofola.

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Borgo e Oratorio di Riva di Biscia (Maserno)

L’Oratorio di Riva, dedicato ai Santi Fabiano e Sebastiano, è il più antico del nostro territorio ed è già nominato nel 1212. L’edificio fu distrutto nell’incendio del 1428 e fu poi riparato e decorato all’interno con preziosi affreschi. Danneggiato più volte dagli eventi e dalle intemperie, esso fu oggetto di diversi recuperi e buona parte dei dipinti vennero coperti.

Riportati alla luce nel 1895, sono una preziosa testimonianza della cultura pittorica del XV secolo e richiamano tutti gli aspetti tipici del cristianesimo.

Di grande pregio quelli nella volta del presbiterio con il Cristo Pantocratore e gli stemmi dei quattro evangelisti.

Sulla parete di fondo, il Cristo crocefisso tra Maria e Giovanni, con mura merlate, forse Gerusalemme; ai lati, le immagini di San Sebastiano e di San Giovanni Battista.

Sulle pareti laterali della navata compaiono: sulla destra, San Cristoforo con Gesù in spalla, la Madonna con Bambino e una Santa; sulla sinistra, la Madonna con Bambino seduta in trono.

Dopo gli ultimi interventi di manutenzione e il recupero generale degli affreschi, l’Oratorio si presenta ai visitatori in tutta la sua bellezza.

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Oratorio di Monteforte (Maserno)

L’antico borgo fortificato di Monteforte ha sempre avuto una notevole importanza storica per la posizione strategica e di collegamento tra i territori del Frignano e del bolognese.

Fu sede di un potente castello, definitivamente distrutto nel 1535. Tra i pochi ruderi che rimangono dell’antico fortilizio spicca una porta archiacuta, ora conclusa con un campaniletto a vela.

L’Oratorio, dedicato a S. Antonino Martire, fu edificato nel XII secolo, ampliato e ristrutturato nel XIV secolo e fu Chiesa parrocchiale fino al 1572.

È costituito da un piccolo presbiterio e da una navata coperta a capriate. Il presbiterio è decorato da un pregevole ciclo di affreschi, eseguito da autore ignoto intorno al 1450, ricoperti di calce dopo la peste del 1630 e riportato alla luce dal maestro restauratore Uber Ferrari nel 1975.

Sulla parete di fondo sono raffigurati, a sinistra, la Madonna col Bambino, a destra, i Santi Antonino, protettore del luogo, e Barbara, protettrice dei castelli.

In alto, al centro, il Cristo che risorge dal Sepolcro con il sole e la luna ai suoi lati. Sulla parete destra è raffigurata un’Ultima Cena, secondo una visione escatologica, con il ritorno di Cristo alla fine dei tempi, attorniato dagli apostoli.

Sulla volta a botte compaiono il Dio Pantocratore e gli evangelisti Luca e Marco, rappresentati con le ali. Le immagini della parete sinistra sono andate perdute.

Vale la pena ricordare che gli affreschi di Riva e Monteforte hanno ispirato il romanzo ‘I santi pallidi’ del prof. Marco Santagata.

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Chiesa di San Michele Arcangelo (Montespecchio)

La chiesa di Montespecchio è tra le più antiche del nostro territorio, è infatti citata per la prima volta in un documento del 1276.

Sappiamo che l’edificio nel 1562 fu allargato o restaurato, come è attestato dalla data incisa a destra della porta d’ingresso. In un pezzo di muro della chiesa preesistente, all’interno della Cappella di destra, negli anni 1525 - 1549, venne dipinto l’affresco della Madonna della Misericordia, che accoglie il popolo cristiano sotto l’ampio mantello: uomini a destra, donne a sinistra.

Ai lati, i Santi Sebastiano e Rocco. L’apparente sproporzione tra le dimensioni della Madonna e i Santi da una parte e quelle dei fedeli dall’altra sta probabilmente a sottolineare il contrasto tra la grandezza del divino e la limitatezza dell’uomo.

Realizzato in ambito modenese, misura cm. 280 x cm. 240, il Garuti ne attribuisce la paternità all’artista carpigiano Saccaccino Saccaccini.  Agli inizi del Settecento l’antica Confraternita del Rosario, che si occupava della Cappella, diede una mano di calce e latte (tinta celeste pallido) sull’opera e vi pose il quadro della Beata Vergine di Pompei. Alla fine della seconda guerra mondiale, don Cavallini imbiancò tutto l’interno della chiesa, compreso l’altare dell’affresco, con la calce. Fortunatamente il dipinto ritornò alla luce nel 1954 e fu fatto restaurare nei primi anni Ottanta del secolo scorso da don Luciano Cavazzuti.

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Oratorio di Pompogno

L'oratorio, dedicato alla Madonna, venerata con il titolo di Sancta Maria ad Nives, fu, probabilmente, edificato alla fine del '500.

All'inizio del '700, si provvide alla sua ristrutturazione ed ampliamento, lasciando inalterata l'originaria parte absidale e creando un porticato che incorniciava l'ingresso. L'interno fu arricchito da un quadro della Madonna del pittore bolognese Bertusi.

Verso la metà dell'800, don Giacomo Barbieri commissionò a due scalpellini un campanile a vela, come riporta una scritta sulla pietra: "Il popolo di Montalto fece fare a Domenico Bertusi e Antonio Righetti nell'anno del Signore 185(?)".

Dopo l'occupazione tedesca, nel secondo dopoguerra, l'oratorio fu ristrutturato e fu dato impulso alle feste tradizionali: 8 luglio, Festa della Tempesta e 5 agosto, Festa della Madonna della neve.

Negli anni '80, si realizzò un necessario intervento di recupero che fece risaltare la sobrietà originale della struttura: l'interno ad un'unica navata, il vecchio altare nell'abside con volta a botte, il tetto in legno a capriate, l'elegante campanile a vela ottocentesco, il vecchio pavimento in mattoni, le due acquasantiere in sasso, il portale esterno incorniciato da una finestra sovrastante e da due finestrelle ovali laterali.

Il 10 agosto 1986, in occasione della Festa della Madonna della neve, la campanella, posta solitaria sul piccolo e grazioso campanile, tornò ad annunciare con il suo rintocco argentino la festa*.

 

* Luigi Bertarini, L'oratorio di Pompogno inserito nella storia di Montalto e dintorni, 1996

Luigi Bertarini, Ricordi d'Appennino. Montalto paese mio, Ed. Il Fiorino, 2002

AA.VV., Alta Valle del Panaro: insediamento storico e beni culturali: comuni di Guiglia, Marano sul Panaro, Montese, Zocca, 1988

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